Una giovane madre giaceva sul letto di morte. La figlioletta e il marito la vegliavano. La madre chiamo a sé Vassilissa e la piccola si inginocchiò vicino alla mamma.
<<Ecco, questa bambola è per te, tesoro mio>> sussurrò la mamma. Da sotto le coperte tirò fuori una bambolina, vestita come Vassilissa. <<Se ti perderai o avrai bisogno di aiuto, domanda a questa bambola che fare. Tienila sempre con te, non parlarne con nessuno e nutrila quando ha fame>>.
E su quelle parole, il respirò sprofondò nel corpo dove, abbraccio l’anima e fuggì, fuori dal corpo. La bambina e il padre piansero e si disperarono. Ma poi, nella vita del padre tronò la Primavera e si risposò con una vedova, che aveva due figlie della stessa età di Vassilissa.
La casa al buio
Quando le tre donne erano sole con Vassilissa la tormentavano: la odiavano perché splendeva in lei una luce ultraterrena.
E un giorno si trovarono a confabulare tutte e tre: Facciamo spegnere il fuoco in casa… e poi e poi… mandiamo Vassilissa sola, nella foresta, fin dalla Baba Jaga a chiedere il fuoco… E così sarà uccisa e divorata da quella strega…
E risero, come ride qualcosa di oscuro nel cuore della notte più profonda…
Quando quella sera Vassilissa tornò a casa, trovò la casa completamente immersa nel buio. E allora domandò: <<Come faremo a cucinare? Come faremo a rischiarare le tenebre? >>.
<<Non vedi che non abbiamo fuoco? Devi andare tu, a cercare la Baba Jaga e chiederle dei tizzoni, per riaccendere il fuoco>>.
Lo farò, rispose semplicemente Vassilissa. E partì.
Vassilissa e la bambola dentro la tasca
Entrò nel bosco, dove l’oscurità si faceva più fitta e i ramoscelli che le scricchiolavano sotto ai piedi. Sentì la paura crescerle nel cuore. Allora mise la mano in tasca, dove teneva la bambola che la mamma le le aveva dato e si sentì subito meglio.
A ogni biforcazione Vassilissa infilava la mano nella tasca e consultava la bambola, che le indicava da che parte andare.
La Baba Jaga
Cammina cammina, Vassilissa arrivo nella tana della Baba Jaga, una creatura mostruosa, che viaggiava su un mortaio, che si spostava da solo. Guidava il suo mezzo con un remo a forma di pestello e intanto cancellava la sue tracce con una scopa fatta con i capelli di persone morte da gran tempo.
Aveva il mento ricurvo e una barbetta a punta, le unghie erano nere e ricurve. La sua casa poi, era ancora più strana di lei. Posava su un mucchio di zampe di gallina. Camminava da sola, si spostava e a volte volteggiava come una ballerina.
Vassilissa chiese alla bambola e lei le confermò che era proprio quella la casa che cercava. La Baba Jaga piombò su Vassilissa urlandole: <<Che cosa vuoi?>>
La bimba tremava e rispose: <<Nonna, sono venuta per il fuoco… ho bisogno di fuoco>>.
<<Oh, ti conosco! E conosco anche i tuoi! E che cosa ti fa pensare che io ti darò il fuoco?>>
Vassilissa consultò la bambola e rispose: <<Perché chiedo>>.
E la Baba Jaga rispose: <<Brava, bimba, sei fortunata. E’ la risposta esatta>>. E poi la minacciò. <<Io non posso darti il fuoco, se tu non fai in cambio qualcosa per me. Se adempirai a questi compiti avrai il fuoco, se no, cara bambina, morirai>>.
Allora la Baba Jaga comandò a Vassilissa di portarle quello che c’era in forno. C’era cibo per dieci persone. La strega mangiò tutto e lasciò alla piccola una crosta di pane e un cucchiaio di minestra.
<<Lavami i vestiti metti tutto in ordine e separa il grano buono da quello cattivo, se non lo avrai fatto al mio ritorno sarai tu il mio banchetto>>. E volò via sul suo magico mortaio volante.
Il prezioso aiuto della bambola
Allora la bambola rassicurò Vassilissa e lei le diede da mangiare. Vassilissa andò a dormire. Al risveglio, la bambola aveva fatto tutto al suo posto.
E andò così per diverse altre prove a cui la Baba Jaga sottopose la piccola Vassilissa.
La bambola consolava, tranquillizzava e agiva.
La bambola custodita e nutrita rendeva semplici le scelte. Arrivò il giorno in cui la strega chiamò a sé Vassilissa e le disse: <<Mia cara, sei più saggia dei tuoi anni. Come hai fatto a diventare così?>>.
<<E’ stata la benedizione di mia madre>> sorrise Vassilissa.
<<Meglio che tu te ne vada, allora>>, ma prima di congedarla le diede un teschio pieno di tizzoni ardenti. <<Ecco, prendi il tuo fuoco e portatelo a casa>>.
Il ritorno a casa
Vassillissa corse a casa, seguendo il percorso che la bambola le indicava. Era notte, e Vassillissa attraversò la foresta con il teschio sul bastone, con il fuoco che usciva dall’orecchio, dall’occhio, dal naso e dalla bocca del teschio.
La matrigna e le sorellastre si avvicinarono alla finestra e videro una strana luce danzante nei boschi. Vassillissa si avvicinava sempre di più e quando la matrigna e le sorellastre la riconobbero le corsero incontro e le dissero che non avevano avuto più fuoco da quando se n’era andata.
Vassillissa entrò in casa con un senso di trionfo. Ma il teschio sul bastone osservava ogni mossa delle sorellastre e della matrigna, e la mattina dopo aveva bruciato e ridotto in cenere il malvagio terzetto.
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