In quante storie e fiabe che conosciamo compaiono le fate? Tantissime direi!
Così su due piedi, mi vengono subito in mente le Fate Madrine della Bella Addormentata nel Bosco e la Fata Turchina di Pinocchio.
E come lasciare da parte Campanellino, la minuscola fata alata che accompagna le avventure di Peter Pan. Mi lasciava così sorpresa: un momento era gelosa e vendicativa, il momento dopo capace di una totale abnegazione e di un amore assoluto!
Quando ero piccola, erano le nonne e le vicine di casa che mi racccontavano le storie. Non c’erano fate in quei racconti. Più che altro, c’erano streghe, anime, folletti dispettosi, animali.
Le fate sono arrivate dopo, con le fiabe più classiche, slegate dalla tradizione orale contadina della mia famiglia.
Le Origini delle Fate
Le prime ad essere chiamate “Fatae” in latino, erano quelle che i Greci chiamavano Parche: le tre figlie di Zeus, responsabili della vita e del destino degli uomini.
Custodivano nelle loro mani un filo lunghissimo prezioso e magico che rappresentava il destino degli uomini. Ogni giorno la dea più anziana tesseva questo filo con infinita cura e attenzione. Quando esse venivano infastidite dal comportamento umano potevano tagliare il filo di netto oppure oggrovigliarlo nel più fastidioso dei modi, per infliggere punizioni alla razza umana.
Le Fatae (leggi Fate), quindi, sono coloro che presiodono al Fato, cioè al Destino.
Fairy e Fate
I racconti della tradizione inglese e celtica sono pieni di fate, che però, in questo caso, sono rappresentanti del piccolo popolo: essere minuscoli con le alucce. A differenza delle fate celtiche, che preferiscono stare lontante e nascondersi da noi umani, le fate della nostra tradizione vengono rappresentate come integrate nel nostro mondo, con dei compiti ben precisi. La missione principale è racchiusa nella parola protezione.
Le Fate protettrici delle case e dei neonati
Mi sono molto appassionata alle storie di fate. In tante zone della nostra Italia vengono rappresentate in diversi modi. Possono essere simpatiche vecchine linde e pulite, oppure esseri minuscoli che abitano nella cappa del camino, sulla quercia dell’aia o nei pagliai.
Entrambe le raffigurazioni hanno in comune lo scopo benevolo della protezione, delle famiglie che le accolgono, delle case e soprattutto, dei neonati. E’ proprio questo il motivo per cui vengono chiamate “madrine”.
Nel meraviglioso romanzo Peter Pan, l’autore racconta in un modo che mi è sempre sembrato molto suggestivo la nascita delle fate.
” Quando il primo bambino rise per la prima volta la sua risata si sbriciolò in migliaia di frammenti che si sparpagliarono qua e là. Fu così che nacquero le fate.”
J.M. Barrie
FATE DALLA LUNGA VITA
Nelle diverse tradizioni, un’altra caratteristica che troviamo in comune nei racconti è la lunga vita che hanno queste creature magiche.
In realtà, loro muoiono quando si esaurisce la poesia nelle persone. E’ così anche in Peter Pan.
Le fate muoiono quando smettiamo di credere in loro.
E perché mai dovremmo diventare esseri così cinici e distaccati dalla meraviglia da sentirci in dovere di precisare che no, noi non siamo quelle persone che credono in un meraviglioso mondo magico?
Ecco perché io amo le Fate
Queste piccole creature mi fanno subito venire in mente alcune immagini del emozioni che mi fanno bene e mi migliorano le giornate.
Mi riportano a contatto con la bellezza della Natura. Le Fate abitano e custodiscono luoghi naturali di particolare bellezza ed energia e, nelle fiabe, gli elementi della natura si esprimono attraverso il loro potere caratteristico.
Mi ricordano che anche le faticose e noiosissime cose quotidiane fanno parte della Vita e sono quindi un Miracolo!
Quello che però amo di più è la tradizione che le fate proteggano i bambini e le case. Nella mia casa non è mai mancata una Fata a cui fare un sorriso o un pensiero di protezione. Le mie figlie e le case che ho abitato hanno sempre avuto una piccola magica presenza, alimentata da rilassanti storie serali.
I minuscoli mondi fatati, in realtà, parlano della bellezza onnipresente nella vita, che dobbiamo aguzzare gli occhi e tutti possiamo vedere.
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